“Le mani di papà” è un lavoro di Émile Jadoul, edito da Babalibri.
È un fine albo illustrato cartonato, le pagine spesse permettono una libera fruizione anche per i più piccoli, rendendolo resistente agli urti e ai trasporti eccezionali.
La storia si dispiega attraverso delle grandi immagini, ben definite, che riempiono tutto lo spazio, enfatizzate da suoni onomatopeici e brevi frasi, che ci rendono ben presto partecipi della meraviglia delle prime volte e, della gioia della scoperta del mondo attraverso i sensi di un neonato.
Pagina dopo pagina, l’albo ci racconta la storia della nascita di un bambino e dei suoi genitori, in particolare di un papà. Il primo anno di vita del piccolo è raccontato attraverso le sue mani, che accompagnano, sostengono, divertono e proteggono le esperienze condivise, fino a quando, un bel giorno, le mani lasciano andare; il piccolo muove i suoi primi passi nel mondo in equilibrio, senza il papà. Così l’albo si trasforma in una delicata metafora della genitorialità, che lascia andare dopo essersi presa cura costantemente dei bisogni dell’altro; ogni tavola gode della presenza genitoriale, quest’ultima è evocata in misure differenti in relazione ai compiti di sviluppo del bambino, un’alchimia fra presenza e autonomia.
Il papà narrato veste perfettamente gli abiti cuciti dalla nostra società sul ruolo paterno: promuove un’educazione ad alto contatto, accompagna il piccolo in avventure divertenti all’esterno della casa, lontano però dalle attività di cura primaria. Un’occasione persa, per raccontare la grande ricchezza che rappresenta il tocco maschile nelle azioni di cura e accudimento. Una bambina e un bambino che godono di questa esperienza arricchiscono il loro bagaglio di conoscenza del mondo, acquisendo strumenti per poter discriminare il sé e l’altro, anche in relazione al genere. Di riflesso è un’opportunità persa anche per il papà, di conoscenza del proprio figlio, della propria figlia e di se stesso in relazione all’altro in quanto corpo. Ma vogliamo immaginare che Émile Jadoul abbia voluto raccontare solo una parte della storia, quasi a voler preservare l’intimità di questa giovane famiglia.
L’albo si conclude rimarcando la presenza forte e stabile dei personaggi, che si riuniscono nuovamente nell’ultima tavola. Permettendo ad ogni bambina e bambino di immedesimarsi in quel caldo abbraccio.